Siamo nel 1984, precisamente ad agosto (il 19 agosto), quando la F1 approda all’Osterreichring dove si svolge il Gran Premio d’Austria, dodicesimo appuntamento del mondiale. Il gran premio venne vinto da Niki Lauda, a bordo di una Mclaren-Tag Porsche: il pilota austriaco si impose su Nelson Piquet (Brabham-BMW) e su Michele Alboreto, pilota del Cavallino Rampante.
Per Lauda fu il successo numero 23 (anche il cinquantesimo podio in F1), successo ottenuto nella 400° gara valida per il Campionato mondiale di Formula 1. In occasione di questa tappa del mondiale avvenne l’esordio nella massima serie motoristica di Gerhard Berger.
QUALIFICHE E WARM UP
Facciamo una premessa prima di iniziare il recap del fine settimana di gara: Lauda ha a disposizione la miglior vettura del Circus e sta lottando contro Prost per il raggiungimento di un suo possibile terzo titolo mondiale. Fra i due ci sono solo 5,5 punti di distacco con il francese a comandare la classifica iridata.
A siglare la pole positione fu Nelson Piquet: il pilota brasiliano precedette Alain Prost su Mclaren ed Elio De Angelis, pilota della Lotus. Niki Lauda, padrone di casa è quarto a 6 decimi dalla vetta: durante le qualifiche il pilota austriaco aveva sofferto parecchio di sovrasterzo.
Come di consuetudine, in quel periodo, la domenica mattina si teneva il warm up, l’ultima prova libera a disposizione per sistemare le ultime cose in virtù della gara.
Al termine di questa sessione le Mclaren sono le più veloci ma sul team inglese pende una bella spada di Damocle: venne sostituito il motore sulla vettura di Alain Prost a causa di grossi problemi di surriscaldamento.
LA GARA
Partenza concitata in Austria: poco prima dello start De Angelis e Rothengatter segnalano al direttore di corsa che c’è qualche problema sulla loro monoposto…è spenta. Derek Ongaro, il direttore della gara, mise in moto la procedura per ripetere la partenza ma in realtà non venne azionata la luce arancione ma quella verde.
Molti piloti partirono altri no e alcuni dovettero fare una traiettora particolare per oltrepassare la vettura di De Angelis.
Prost conduce la gara davanti a Piquet, Lauda, Senna, Mansell e Rosberg…il gp viene interrotto: i piloti possono fare rifornimento benzina e cambiare le gomme.
LA RIPARTENZA
Alla ripartenza sono Prost e Piquet che lottano per la leadership con il pilota brasiliano a vincere lo scontro. Seguono Tambay, De Angelis, Warwick e Lauda. Warwick super De Angelis che subisce dopo poco il sorpasso anche da parte di Lauda. Il pilota di casa riesce a superare Tambay: l’attacco inizia alla Bosch e viene ultimato alla Texaco…la rimonta sta portando i suoi frutti.
Siamo al giro 17: Warwick si ritira e al comando c’è sempre Piquet tallonato da Prost. Completa il trittico di testa Niki Lauda: a seguire ci sono De Angelis, Senna, Mansell e Tambay. Fra questi chi avrà vita breve è De Angelis che dovette ritarsi al giro 28 a causa di un guasto al motore: il pilota italiano riesce a tornare ai box ma la sua vettura lascia parecchio olio in pista.
Se Piquet riesce a rimanere stabile sul tracciato nonostante l’olio presente, Prost invece perse il controllo della sua monoposto andando a sbattere alla Rindt.
SENZA LA QUARTA MARCIA
Al giro 40 Lauda sopravanza Piquet e diventa primo: mentre il brasiliano può andare sino al traguardo senza cambiare le gomme, l’austriaco comincia ad avere problemi al cambio. Niki perse la quarta marcia e inizialmente voleva ritirarsi ma decise di proseguire usando la terza e poi direttamente la quinta. Nessuno si accorse delle difficoltà che Lauda stava avendo in quel momento neanche Piquet che si mise su un ritmo bello sostenuto.
La gara venne vinta da Niki, per la prima e unica volta sul gradino più alto del podio nella sua terra natia.

GRAN PREMIO D’AUSTRIA…LA TESTIMONIANZA DI LAUDA
Ecco la testimonianza di Lauda, scritta nella autobiografia Meine Story in merito al gp di casa del 1984 (ripreso da Formula Passion)
Circuito del GP d’Austria. Supero Piquet quindici giri prima del termine e sono in testa. Prost, per mia fortuna, è andato fuori sbandando su una macchia d’olio, il che significa la fantastica prospettiva di vincere nuovamente il campionato. Piquet ormai non costituisce più un pericolo; ho notato che i suoi pneumatici posteriori sono in fin di vita e quindi non potrà darmi molte noie. Devo solo portare la vettura al traguardo, quello che è fatto è fatto. Accelero all’uscita della curva Bosch, metto la quarta; uno schianto tremendo, nessuna propulsione; il motore gira ancora ma non arriva nessuna spinta alle ruote.
È il differenziale, penso, e alzo la mano in modo che gli altri vedano che voglio solo dirigermi al margine. Mi sposto a sinistra deciso a lasciare la vettura sul prato, ma poi mi dico, oh yes, ora devi farti un bel pezzo a piedi per arrivare al box, forse è meglio controllare se è possibile far funzionare la macchina almeno per un tratto. Comincio a manipolare le marce, innesto la terza, funziona e mi dico che almeno posso arrivare fino al box in terza. Sono passato in quarta, non vi ho trovato nulla e automaticamente sono passato alla quinta. Quella funziona. Primo pensiero: continuare la corsa, forse riesci a piazzarti quinto o sesto e guadagni ancora un punto.
Spingo la terza fino al limite di rottura e passo poi in quinta. In questo modo il tempo sul giro viene aumentato di circa cinque secondi rispetto a quelli percorsi con le marce funzionanti. Piquet è staccato di diciassette secondi e perciò gli saranno necessari tre o quattro giri per potermi raggiungere. Guido come meglio posso, senza la quarta.